Una vita al massimo

La disfida delle trilogie promossa dal Bibliofilo mi ha ricordato che mi mancava il secondo capitolo della cosiddetta trilogia pulp di Quentin Tarantino, meglio noto con il titolo originale di True romance che suonerebbe in italiano qualcosa come Una vera storia d'amore.

Nonostante il cast, che nei ruoli secondari è eccezionale, c'è più di un motivo per cui questo episodio sia il più in ombra tra i tre, che possono riassunti notando come la regia sia stata affidata a Tony Scott. L'approccio alla regia di Scott Jr. può piacere o meno, di certo non pare la scelta più indicata per affrontare una sceneggiatura di Tarantino. Vero che è un compito difficile per qualunque regista, ma vedasi cosa è stato capace di fare Oliver Stone con Natural born killers.

In particolare la scena d'amore all'inizio fa pensare ai cavoli a merenda, come pure il lieto fine evidentemente apocrifo. Ma è un po' tutta la direzione che sembra combattere contro la sceneggiatura, invece di seguirla e magari interpretarla a proprio modo. Direi dunque che si tratta di un goffo tentativo della produzione di normalizzare un modo di far cinema strutturalmente marginale con lo scopo di attrarre platee maggiori.

La storia narrata è invece molto tarantiniana, in cui non si cerca l'immedesimazione degli spettatori con i protagonisti, che sono al contrario brutta gente con un brutto futuro che li aspetta. In particolare il protagonista (Christian Slater, troppo caruccio per la parte, a mio avviso) è un fallito che campa con uno stipendio minimo da commesso in una fumetteria. Lo vediamo cercare di attaccar bottone con una bionda appariscente spiegandole che lui, pur non essendo gay, farebbe sesso con Elvis Presley (se questo fosse vivo) e invitandola a vedere una maratona di film di kung fu. Succede invece che è un'altra bionda appariscente a fare colpo su di lui (Patricia Arquette), ma lo fa per lavoro, essendo ella una prostituta pagatagli a sorpresa dal suo capo, in occasione del compleanno. Nonostante le premesse, i due si innamorano e, detto fatto, si sposano. Lui, seguendo il consiglio di Elvis Presley (Val Kilmer, sempre sfuocato o fuori quadro), decide di eliminare l'ex-magnaccia (Gary Oldman), un tale molto violento e con grossi problemi di identità, come si evince dalla sua convinzione di essere di colore.

Nel parapiglia, il nostro uomo dimentica la patente e porta via un carico di cocaina, il che causerà una impressionante serie di problemi nel resto del film. Breve puntata dal padre (Dennis Hopper) e poi i due piccioncini prendono il volo per la California, dove però troveranno ad attenderli gli emissari del boss mafioso (Christopher Walken) che rivuole indietro la sua roba. Il piano dei due giovani delinquenti è pianamente scemo, ma il compagno di stanza del loro contatto californiano, uno strafatto Brad Pitt, ci mette del suo a causare ancora più guai di quanti sarebbe lecito attendersi. Mette un killer molto tarantiniano (James Gandolfini) sulle loro tracce, e poi anche una squadra di mafiosi pesantemente armati.

Come se tutto ciò non bastasse, viene dato maggior spessore alla carneficina finale grazie all'intervento delle guardie del corpo di un pezzo grosso di Hollywood interessato all'acquisto, e ad una squadra della polizia antidroga (con Chris Penn).

In realtà la storia è ben più complicata del mio banalizzante riepilogo, e bisogna dire che Scott dimostra di essere capace di dirigere - nelle mani di un regista meno capace il risultato sarebbe stato un guazzabuglio inguardabile. Alcune scene, tipo il confronto tra Christopher Walken e Dennis Hopper, sono davvero ben fatte. Ma nel complesso non sono rimasto soddisfatto.

4 commenti:

  1. Concordo: non il miglior film della trilogia
    forse se Tarantino lo avesse diretto l'avrebbe fatto più corto
    grazie per la citazione

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    1. Grazie a te per avermi ricordato questo titolo, che per un motivo o per l'altro mi stava scappando.

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  2. Ricordo che da ragazzina ho amato molto questo film e i suoi due protagonisti, era uno dei miei preferiti!
    rileggendo la tua recensione, mi è venuta un po' di nostalgia.

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    1. Eh, i tempi cambiano. Vedere adesso per la prima volta un film di venti anni fa non gli fa certo un bel servizio.

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