Fortemente voluto da Ed Harris, che ha commissionato la sceneggiatura, co-prodotto, reclamato per sé la regia, e recitato nel ruolo principale di Jackson Pollock, il pittore.
Guardandolo ho pensato a chi, di fronte ad un dipinto del secolo scorso dice "ma questo lo fa anche mio figlio di sei anni!". Vedendosi raccontare la vita di un artista, sempre in bilico tra creatività e autodistruzione, un genitore responsabile potrebbe capire che forse non conviene stabilire un parallelo tra una vita così tormentata e quella del suo giovin virgulto.
Altro punto interessante che se ne potrebbe trarre è un vero artista non arriva all'astrazione come scorciatoia, ma in seguito a un lungo e travagliato percorso. Non è che fanno "pasticci" perché non sono in grado di esprimersi secondo i canoni classici, ma perché solo in quel modo riescono ad esprimere la loro arte nel proprio tempo.
Il resto del film, che segue passo passo la vicenda di Pollock, da giovane artista con molti dubbi sulle proprie capacità alla fine della sua vita, non mi è sembrato poi troppo interessante. Forse anche a causa della regia. Credo che Harris avrebbe dovuto trarre giovamento dalla lezione di Pollock, e non cimentarsi in un lavoro del genere come opera prima. La gavetta serve a tutti.
Cast notevole ma poco sfruttato, tra cui Marcia Gay Harden per la moglie e Jennifer Connelly per l'amante, visto che l'attenzione è tutta sul protagonista.
Non male la colonna sonora, che mescola musica d'epoca con incogruente (ma piacevole) musica più contemporanea. A epitaffio, The world keeps turning cantata da Tom Waits sui titoli di coda.
Nessun commento:
Posta un commento