Traffic

Tecnicamente parlando, il film è un caso da manuale per l'intenzionale errore nel bilanciamento del bianco. Nelle riprese messicane la fotografia è "sbagliata" sul giallo, ottenendo colori più caldi, in quelle statunitensi sul blu, con un effetto tendente al freddo. Sottigliezza probabilmente usata da Steven Soderbergh per aiutare lo spettatore a non perdersi nei meandri di una sceneggiatura complessa, che sintetizza in poco più di due ore quella che era una miniserie inglese in sei puntate (che cercherò di recuperare per una prossima visione).

Il tema è quello del traffico di droga, in particolare cocaina, e viene seguito con un piglio quasi documentaristico nelle vicende di una folta pattuglia di personaggi principali, che a volte si sfiorano, ma che finiscono per avere in comune solo la relazione con la sostanza stupefacente.

Benicio Del Toro è un poliziotto dell'antidroga messicana, non pulitissimo ma nemmeno troppo corrotto, che incappa in una operazione diretta da un generale dell'esercito (Tomas Milian, nientemeno) che ha grossi poteri nel campo, e sembra pulito ma forse è molto corrotto, e finisce per sapere cose molto sopra a quella che è la sua capacità di intervento. Finirà per abbassare lo sguardo, o riuscirà a far qualcosa di buono, magari anche solo una goccia nel mare?

Michael Douglas è un giudice che viene scelto per essere a capo della struttura antidroga USA. All'inizio sembra convinto dell'approccio militaresco che viene dato al problema, ma la crescita della sua esperienza, sia professionale sia personale, lo porteranno a chiedersi se non sia necessario affrontarlo diversamente. In particolare scopre che la figlia, ancora minorenne, è una tossica (è più facile procurarsi droga che alcolici, dice).

Luis Guzman e Don Cheadle sono una coppia di poliziotti americani che indagano sullo stesso traffico di droga che segue Del Toro, ma dall'altra parte del confine, beccano un tizio di medio livello che li porta ad un pesce grosso, forse troppo grosso, al punto che uno dei due finisce male. Il superstite sembra demoralizzato, e forse si chiede che senso abbia andare avanti in una lotta che pare non avere nessuna possibilità di vittoria, ma potrebbe trovare le energie per proseguire.

Catherine Zeta-Jones è la moglie del pezzo grosso, fino all'arresto del marito non sapeva da dove venissero i soldi di famiglia, glielo spiega l'avvocato (Dennis Quaid), e lei non ci mette molto a imparare come seguire la musica.

Il risultato è abbastanza deprimente. Il traffico fa girare così tanti soldi che il tentativo di combatterlo frontalmente non ottiene alcun risultato sensibile. I sequestri sono un rischio calcolato, e persino un grosso colpo che riesca a far saltare un cartello, alla lunga non fa che favorire gli altri cartelli di trafficanti.

4 commenti:

  1. A me è piaciuto molto!!!

    Grazie per il commento, CIAO!!!

    RispondiElimina
  2. Le ultime parole del tuo post sono deprimenti, ma il sequestro di 3 tonnellate di cocaina in Italia, roba di attualità, mi fa pensare ai poveretti che dovevano sniffarla.
    Traffic è complicato, e forse è vero, Soderbergh ha usato le tonalità per non farci annoiare. Ho capito la trama al terzo tentativo, ora lo inserisco in un ciclo Oscar.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Direi che il problema sta tutto nel fatto che se lo chiedi ai diretti interessati, in gran parte ti diranno che non la devono, ma la vogliono sniffare. E credo che di pensarla come Soderbergh se dico che l'aspetto di contrasto poliziesco / militare è importante, ma diventa inutile se non lo si affianca con una operazione sociale che miri a ridurne la richiesta.

      Fra l'altro, ho letto di recente uno studio secondo cui la droga che causa più danni economici e sociali (in UK, credo) sarebbe l'alcool. Però, essendo legale, ha meno cattiva stampa, e dunque viene percepita come meno dannosa.

      Ci sarebbe da chiederci che razza di società è la nostra, se molti di noi non riescono ad arrivare a sera senza un supporto chimico.

      E' la mia seconda visione di Traffic, e devo ammettere che alla prima non ci avevo capito poi tanto. C'è tanta di quella roba dentro, che ogni visione aggiunge qualcosa.

      Elimina
    2. Il dibattito sulla legalizzazione delle droghe, dell'alcool e del tabacco, mettiamoci anche quello, è sempre stato limitato, angusto e moralista. Senza pensare a quelli che assumono cocaina per il lavoro...

      Elimina