Marigold hotel

Facile cadere nella trappola di credere che il punto principale stia nell'avanzata età di gran parte dei personaggi della commedia, o lo spiazzamento causato dalla brusco passaggio dalla Gran Bretagna all'India. Quello è solo il setting. Il vero argomento è il cambiamento, e quanto non possiamo fare a meno di cambiare, quale che sia la nostra età, se non vogliamo rinunciare a vivere (metaforicamente o letteralmente).

La sceneggiatura è perfettibile, ma il cast è tale da accettarla per come è, grazie anche alla regia John Madden. La fotografia sguazza nella festa di colori, architetture lontane, traffico caotico, ma senza cadere (troppo) nell'effetto cartolina dall'India; lo stesso dicasi per la colonna sonora, dove le suggestioni indiane sono mediate da una sensibilità occidentale classica (Thomas Newman).

Diverse sono le motivazioni che spingono un gruppo di britannici verso il Marigold hotel. Tom Wilkinson è l'unico che sappia bene cosa sta facendo, visto che sta tornando nei suoi luoghi dell'infanzia; Bill Nighy lo sceglie per la pensione, come unico posto che si può permettere con la petulante moglie (Penelope Wilton), dati i rovesci finanziari; è un incubo per Maggie Smith, che non sopporta nulla che non sia terribilmente inglese ma che ha bisogno di un intervento chirurgico a buon mercato; per Judi Dench il viaggio era stato programmato dal marito, morto nel frattempo; Celia Imrie è in cerca dell'ennesimo marito danaroso; Ronald Pickup si accontenterebbe di una qualche avventuretta galante.

Questa bizzarra compagnia si trova ad avere a che fare con un giovane albergatore (Dev Patel) dotato di molta fantasia (anche nel pubblicizzare l'hotel) ma una scarsa capacità organizzativa. Problema che si riflette sia nella sua attività commerciale sia nella sua vita privata.

Praticamente ogni personaggio a cui accennato (per non parlare degli altri che ho trascurato), ha la sua storia, e tutte quante si intrecciano, creando un racconto che sfocia in un lieto fine corale, dove anche una morte e una separazione possono essere viste come accadimenti positivi.

4 commenti:

  1. Mi aspettavo un film decisamente migliore, verso metà film stavo sbadigliando. Voto "scarso", e mi dispiace perché troppi grandi attori hanno impedito di concetrarsi degnamente sui vari personaggi e la trama ne ha un po' risentito.

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    1. Migliore come? La sceneggiatura ha qualche debolezza, ma credo che per ottenere qualcosa non ti facesse sbadigliare si sarebbe dovuto riscriverla radicalmente, cambiando proprio la storia. O mi sbaglio?
      Tieni conto che è un film di gruppo, impossibile entrare troppo nei dettagli della vita dei singoli protagonisti senza un minutaggio trasbordante.

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    2. Speravo in una sorta di "A spasso con Daisy" versione indiana, invece è solo piattume. Il personaggio di Judi Dench è buono, però magari avessero dato un po' più di spazio anche a Maggie Smith!

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    3. Come hai amaramente scoperto, è qualcosa di diverso. Al centro del racconto non c'è una persona (o una coppia), ma un tema che tutti quanti affrontano "casualmente" nello stesso momento e luogo: la necessità di adattarsi ad un cambiamento. Incidentalmente, si tratta di un argomento che mi interessa alquanto, e questo aiuta a spiegare perché il film mi sia piaciuto.

      Mi sembra difficile parlar di piattume, vista la gran mole di cose che accadono. Forse la spiegazione sta nel fatto che non erano quelle che ti aspettavi di vedere, e dunque le hai filtrate come irrilevanti.

      Io, ad esempio, ho filtrato quasi tutto da I mercenari, e mi è rimasto ben poco di quel film. Grazie al cielo ;)

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