Chi è senza colpa

La sceneggiatura di Dennis Lehane è basata sul suo racconto Animal rescue che però è così breve che ha dovuto rimpolparlo notevolmente, introducendo nuovi personaggi e situazioni, anche se lo spirito della storia resta abbastanza fedele all'originale.

Se non sbaglio, è la prima volta che Lehane sceneggia, essendosi limitato fino ad ora alla scrittura letteraria, lasciando ad altri il compito della trasposizione cinematografica. Che ha portato ai risultati di Mystic river, Gone baby gone, e Shutter Island. Mica paglia.

Protagonista della storia è Bob (Tom Hardy), un tipo taciturno che non pare molto sveglio. Lavora al bancone da "Cusin Marv's" a Brooklin, legalmente di proprietà proprio di suo cugino Marv (James Gandolfini) anche se ormai costui è solo il prestanome di un boss della mafia cecena.

Tornando a casa una sera, sente uggiolare da un bidone dell'immondizia. E' un cucciolo di pitt bull che è stato massacrato di botte. Il bidone, invece, appartiene a Nadia (Noomi Rapace). Il problema è Eric Deeds (Matthias Schoenaerts), un tipo instabile, ex di Nadia, proprietario del cane che, chissà perché, ha picchiato e buttato nel bidone di lei. Non si capisce bene cosa voglia, e probabilmente non lo sa nemmeno lui. Però non gli va che Bob abbia preso il suo cane, e nemmeno che abbia una relazione, anche se solo amichevole, con la sua ex.

In più, i ceceni usano di tanto in tanto il bar di Marv come cassaforte per gli incassi della giornata, e questo può attirare un qualche disperato alla ricerca di molti soldi e grossi problemi.

Aggiungiamoci anche un detective (John Ortiz) che indaga su un paio di strani casi accaduti da quelle parti, e il quadro è abbastanza delineato.

Il regista è Michaël R. Roskam che, al suo primo film oltreoceano (*), riesce nel miracolo di mantenere una sua dignità europea e non cedere disastrosamente alle richieste della produzione.

Parecchi gli spunti interessanti. Ad esempio su quanto sia inutile persino la pena di morte come deterrente per un delinquente che vive in una realtà dove la vita vale poco. Il titolo del racconto originale rafforzava il parallelo tra il cucciolo destinato ad una vita di violenza e chi lo accudisce. Il titolo inglese del film, The drop, è più asettico, spostando l'attenzione sul locale e il giro losco di soldi che ci si tiene. Quello italiano è piuttosto spammeggiante, suggerendo come un po' tutti i personaggi principali abbiano qualche scheletro nell'armadio. Metaforico o meno.

(*) Opera prima Bullhead, una produzione belga del 2011 che mi pare non sia uscita in Italia.

2 commenti:

  1. Sai che purtroppo scarto sempre le pellicole con animali e bambini mi accompagnerebbero subito fuori sala..ma anche tra le quattro mura non sono uno spettacolo esilarante..
    Bacione amico caro!

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    1. Non ti preoccupare, il cagnolino viene maltrattato solo prima dell'inizio del film. Viene ritrovato malconcio, ma per tutto il tempo viene trattato benissimo.
      Eppoi, che c'è di male in un po' di commozione? :)

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