Seconda parte del finale di stagione, conviene aver visto il precedente episodio per capirci qualcosa, e bisogna aspettare la chiusa del prossimo per chiarire alcuni dettagli che sono oscuri. Senza contare che Steven Moffat è uso a disseminare le sue storie di false piste, e a volte non si cura troppo di dettagli secondari, magari anche con lo scopo di lasciare porte aperte per possibili future reinterpretazioni.
Per quanto successo in Face the raven, il Dottore (Peter Capaldi) è da solo e molto arrabbiato. Chi ha ordito il diabolico piano nei suoi confronti (*) lo ha spedito in una specie di assurdo castello simil-medioevale costruito sul mare e che ha la capacità di ricombinarsi a discrezione del suo castellano. Costui è una specie di monaco meccanico con capacità dissennatrici, disegnato per ricordare uno spaventevole incubo che il Dottore si trascina dalla sua infanzia, e con la capacità di uccidere i Signori del Tempo impedendone la rigenerazione (**).
Il Dottore ci mette poco a capire che lo scopo è quello di spaventarlo a morte, per costringerlo a confessare cose che non ha mai detto a nessuno. Per far ciò la sua prigione è ingegnerizzata per dargli una speranza di uscita, rendendola nel contempo incredibilmente piccola. Una serie di prove lo guidano verso la via di uscita, che però è ostruita da un inimmaginabile muro in super-diamante. E lui non ha alcuno strumento a disposizione per romperlo.
Nonostante tutto questo, chi ha concepito questa impossibile tortura ha sottovalutato il Dottore. E Clara (Jenna Coleman). Clara è morta, il Dottore lo sa bene, ma quello che nessuno potrà uccidere è il ricordo di Clara che il Dottore si porta dentro, e a cui lui fa riferimento nei suoi momenti più cupi, quando sarebbe sul punto di arrendersi.
Così il Dottore riesce a immaginarsi un piano di fuga che sconfigga la logica del castello, sfruttandone le sue debolezze. Scopre infatti le stanze sono progettate per ritornare allo stato iniziale ogni volta che lui cede un suo segreto, ma il sistema non va troppo per il sottile, e trascura i cambiamenti che il progettista ha considerato irrilevanti. Il Dottore ragiona poi sulla natura del teleporter che lo ha fatto arrivare nella prigione. Dopotutto non è altro che un meccanismo per immagazzinare un essere vivente in tutti i suoi dettagli per poi stamparlo, come se fosse una stampante 3D.
Ricorda poi una favola dei fratelli Grimm, quella che da noi è nota come Il pastorello. Il protagonista della storia deve rispondere a tre domande di un re, la terza delle quali è sulla natura del tempo. Quanti secondi ci sono nell'eternità? Il pastorello dice che esiste un monte di diamante, un cubo esteso per chilometri, e che ogni cento anni un uccellino vi si reca per affilarsi il becco. Quando avrà consumato il monte, sarà passato un secondo dell'eternità.
Il suo compito, decide il Dottore, non è impossibile, ma solo inumano. Dovrà ripetere lo stesso percorso per miliardi di volte (***), dimenticandosi ogni volta di cosa è successo, ricostruendo dai pochi indizi che riesce a lasciare come arrivare al muro quasi indistruttibile, per tirargli qualche pugno, venire ridotto in fin di vita dal castellano, e uccidersi per ricominciare il ciclo.
(*) Abbiamo una serie di indizi che ci guidano nel corso dell'episodio a capire di chi si tratta, così che la sorpresa finale non sia troppo traumatica.
(**) Semplice, basta danneggiare l'intero organismo. I Time lord sono delle pellacce, e comunque anche in questo caso avranno una lunga agonia dalla quale però non c'è via di uscita.
(***) Numero stimato per difetto. Sappiamo che passano miliardi di anni, non sappiamo quanto duri una singola vita del Dottore, potremmo stimare un giorno, forse anche meno. Centinaia di miliardi di vite, forse migliaia, usate per abbattere un muro. Si può immaginare quanto sia furibondo il Dottore a questo punto.
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